Concorso per la nuova Chiesa di Calenzano

Il progetto partecipa ad un concorso per la realizzazione della dedicata a Maria Madre di Dio. Le richieste da bando sono: aula principale, cappella feriale, sala polivalente, aula e spazi per la catechesi, casa canonica.

Il nuovo complesso parrocchiale si situa in posizione baricentrica rispetto al contesto urbano e si pone in relazione, proprio per la particolare ubicazione, sia con il centro storico di Calenzano che con il nuovo centro cittadino ormai quasi completamente definito. L’area in cui sorgerà la nuova chiesa di Calenzano ha infatti un rapporto visivo diretto con la soprastante collina di San Niccolò in cui si trova l’attuale sede della parrocchia e, nondimeno, si trova connessa con edifici di pubblico interesse quali la nuova biblioteca, l’Università, le residenze per gli studenti universitari, un centro commerciale di quartiere e il cimitero. Lo scopo del progetto è dunque duplice: da un lato si ribadisce con forza la centralità di tale area in modo da farne un luogo di incontro e di socializzazione, fulcro della vita del paese. Dall’altro si vuol ricucire il tessuto urbano ancora non omogeneo attraverso la realizzazione di percorsi pedonali e ciclabili. Per quanto riguarda la viabilità meccanizzata si è tenuto conto del nuovo collegamento viario che sarà realizzato tra i parcheggi di via Don Minzoni e di via del Pino e si sono ubicati i parcheggi proprio in continuità con quelli esistenti di via del Pino, anche nell’ottica di un quadro di accordo con l’Amministrazione Comunale.

La zona presenta anche alcune criticità. In particolare la quota del piano di campagna risulta più bassa del piano stradale (specialmente dal lato di via Puccini). Per garantire una facile accessibilità anche da parte di persone con ridotta o impedita capacità motoria si è scelto di rialzare il complesso di edifici solo attraverso una leggera pendenza del sagrato e degli spazi di accesso, mentre si garantisce che la chiesa non sia affogata dal costruito circostante, ma che anzi abbia la giusta visibilità e preminenza, attraverso il proprio sviluppo in altezza. La nuova edificazione costituisce dunque un continuum con ciò che la circonda ed è insieme parte del contesto ed elemento emergente. La distribuzione volumica dei restanti locali (casa canonica, locali per il ministero pastorale, sala polivalente) recupera invece le altezze e gli allineamenti degli edifici esistenti così da ricucire il tessuto urbano e integrarsi in esso, pur mantenendo una specifica riconoscibilità.

La geometria del lotto, inoltre, assimilabile ad un trapezio particolarmente schiacciato, determina di per sè lo sviluppo lineare degli edifici che costituiscono il nuovo complesso parrocchiale. Si è dunque scelto di porre gli accessi alla chiesa e ai locali per il ministero pastorale alle due estremità dell’area, in corrispondenza con le due principali zone destinate a parcheggio.

Il sagrato, da cui si accede alla chiesa e alla cappella, si pone in tale contesto come elemento di filtro e di incontro. La forma e l’ampiezza sono un invito ad avvicinarsi all’edificio sacro. Il sagrato, per la propria stessa geometria, racchiude in un abbraccio “protettivo” lo spazio aperto antistante la chiesa e permette allo stesso tempo di mantenere un rapporto costante con l’antica Pieve soprastante e con lo spazio verde che circonda il costruito. Proprio il verde è stato ripartito in due zone: una pubblica, aperta, in continuità con quella esistente e una recintata per un uso esclusivo e sicuro degli utenti dei locali per il ministero pastorale.

 

Riconoscibilità dell’edificio sacro

La riconoscibilità è uno degli elementi fondanti del progetto, sia perchè si è creduto opportuno enunciare fin dall’aspetto esterno la diversità anche ontologica di ciò che l’edificio rappresenta, sia perchè esso deve costituire un faro e un richiamo per la comunità cristiana locale. La necessità di riconoscibilità è stata dunque ottemperata attraverso una duplice scelta: da un lato quella formale (con attenzione anche ai materiali), dall’altro quella spaziale.

Formalmente tre diversi elementi (l’aula principale, la cappella feriale e il campanile) dunque si fondono tra loro a creare un’unica forma che nasce dalla terra e si eleva al cielo. Tale è, in sintesi, il senso della spirale che racchiude lo spazio sacro. L’edificio, oltre a costituire un richiamo già per la propria stessa forma, si erge anche volumicamente al di sopra degli altri. Il campanile, simbolo e richiamo, si staglia verticalmente al centro di esso.

Spazialmente l’edificio è invece separato dal contesto dal sagrato che, come detto, è insieme elemento di filtro tra la chiesa e l’ambiente esterno e luogo di relazione. Introduce quindi all’edificio sacro, convogliando i fedeli verso l’ingresso e preparandoli a partecipare alla cerimonia eucaristica. Quattordici bassorilievi disposti lungo tale percorso, uno per ogni stazione, costituiranno le tappe della via crucis.

 

Profilo estetico, formale

Le scelte intraprese si articolano dunque su più aspetti: dalla forma, ai materiali, al rapporto con gli edifici limitrofi. Se lo sviluppo in altezza è dunque una spirale che partendo dalla terra tende al cielo (simbolo evocativo di Maria che ascende alla casa del Padre), in pianta l’aula e la cappella sono racchiuse da forme ellittiche che abbracciano spiritualmente i fedeli così da ricreare un ambiente intimo e raccolto. Lo sviluppo dei muri perimetrali, insieme elementi strutturali e di tamponamento, è tale da rievocare un grembo materno, quello di Maria, Madre di Dio, appunto. Il grembo materno e l’abbraccio di Maria al Bambino sono quindi i temi fondanti l’interno impianto architettonico. L’interno dell’aula è poi studiato in modo tale da avere una illuminazione naturale dall’alto. Sono presenti inoltre due vetrate sui muri perimetrali: una a nord dalla quale è visibile chiaramente l’antica Pieve di Calenzano, l’altra a est, dietro l’altare, con un bassorilievo in vetro decorato di Maria, Madre di Dio, da cui filtrano i raggi solari nelle prime ore del giorno (proprio in relazione alla sua esposizione). La copertura, costituita da travi di legno lamellare, nasce da un unico pilastro centrale e si irradia per tutto lo sviluppo in pianta dell’aula. Data la posizione della chiesa e la vicinanza della collina di San Niccolò, inoltre, si è ritenuto di dover prestare particolare attenzione anche alle finiture esterne delle coperture. Esse non sono, quindi, una mera chiusura orizzontale degli spazi, ma anzi sono parte integrante del gioco di volumi che si è progettato. L’intero complesso, dunque, ha solo fronti principali (su tutti i lati, compresa la copertura) e la forma elicoidale della chiesa è la naturale traduzione architettonica di tale impostazione. La scelta del materiale, intonaco bianco e rivestimento metallico, è dettata dalla volontà di accentuare il senso di dinamismo e di apertura dell’edificio sacro. All’interno dell’aula e della cappella invece dominano il pavimento in marmo e i colori caldi del legno.

Come si può facilmente rilevare dalla planivolumetria del complesso edilizio, il progetto si sviluppa attorno a tre ellissi: la chiesa, la sala polivalente e il chiostro, attorno al quale si trovano le aule per il ministero pastorale. La sala all’esterno si presenta come un volume pieno con rivestimento metallico e ospita due grandi vetrate sul lato nord-ovest che permettono la visuale su Monte Morello. L’interno invece si caratterizza per una copertura a graticcio con travi in legno lamellare. Questi due grandi ambienti, chiesa e sala polivalente, sono funzionalmente e volumicamente connessi da un corpo centrale, lineare, solido, costituito dalle aule e dalla casa canonica.

 

Impianto liturgico

La chiesa-edificio non rinuncia al concetto “organico” di secolare tradizione, secondo l’ “ekklesia” paolina, poi “rifondata” teologicamente dal Concilio Vaticano II, a cui è obbligo riferirsi: cioè da una chiesa delineata secondo “componenti” fortemente caratterizzate, ma essenzialmente immobili, ad una chiesa “popolo in cammino”, il cui assetto, anche figurativo, deve esprimere questa direzione escatologica. Si è riletta una duplice “vocatio”: “ad Deum”, la verticalità, e “ad unum”, la dimensione comunitaria che deve ritornare ad essere fondante e visibile, perché, come si vedrà, se la chiesa come “evento” è l’ “Eucarestia”, la focalizzazione è il presbiterio, ma la sonorità dell’evento è lo spazio dei “circum-stantes”. Un evento che, prima di tutto ci “consuma” (e si celebra), poi è la causa fondante e modale della “crescita” di Chiesa e del suo “cammino”.

La forma dell’aula produce di per sè l’intero impianto liturgico. L’ingresso è posto ad ovest, in continuità col sagrato, ed ospita un loggiato esterno e un atrio racchiuso tra due vetrate, elemento di filtro tra interno ed esterno. L’ingresso è: sia l’ingresso spaziale che l’ “accoglienza”.

In tutti gli studi e le disamine liturgiche, purtroppo, l’ingresso rimane sempre il punto “debole”. Qui si tratta non solo del delicato e precipuo “varcare la soglia”, ma deve essere profondamente considerata l’intenzione e la disponibilità interiore dei “Christi fideles”. L’introduzione, con tutto ciò che precede, è già “intus”: sciogliere tutti i debiti “mondani” ed essere pronti e attenti alla Grazia. Il Fonte Battesimale, idoneo per forma e dimensioni sia per il rito con immersione che per infusione, si trova in adiacenza all’ingresso stesso ed è ben visibile dall’aula. Il presbiterio, posto a est, si protende verso i fedeli riuniti nell’assemblea in modo da coinvolgere e aumentare il senso di partecipazione alla celebrazione. Al centro è l’Altare, di forma quasi cubica e in marmo, dietro al quale domina il Cristo in Croce scolpito nel marmo, che con un sapiente gioco di spessori dell’artista Enrico Savelli appare quasi immateriale. Ambone e Sede del Celebrante, ai lati dell’Altare e protesi verso i fedeli, sono realizzati anch’essi in marmo e inserti in bronzo, così da costituire un tutt’uno con il Cristo in Croce e con l’Altare. L’immagine di Maria è, come detto, raffigurata nella vetrata decorata soprastante l’Ambone, mentre l’opera scultorea di Maria, Madre di Dio e il Tabernacolo sono posti nella cappella feriale, ben visibili dall’ingresso dell’aula attraverso una vetrata che produce un rapporto visivo tra l’ingresso della chiesa e la cappella stessa. Il coro e l’organo, come già in molte altre chiese cristiane, sono situati ad un livello superiore, ben visibili da tutta l’aula. La penitenzieria, infine, occupa uno spazio a sè all’interno della base del campanile e vi si accede, da ingressi diversi, sia dall’aula principale che dalla cappella.

 

Opere d’arte

L’opera dell’artista Enrico Savelli si distingue sia per il proprio valore simbolico che per quello artistico. I materiali impiegati sono essenzialmente due; marmo bianco e vetro. La materia e la luce sono dunque i due elementi essenziali di tutte le opere.

Nel sagrato si trovano sculture marmoree in altorilievo, ricavate dalla quinta muraria che delimita il sagrato stesso, che costituiscono le stazioni della Via Crucis. Sulla pavimentazione, in pietra, saranno inoltre presenti incisioni di passi dei Vangeli che convoglino l’attenzione dei fedeli verso l’ingresso. Il portone, realizzato in vetro opaco, è fuso con bassorilievi raffiguranti il Cristo. Come detto, l’Altare, il Cristo in Croce e l’Ambone sono in marmo bianco, scavato in modo tale da ricavare trasparenze e giochi di luce. Dal Cristo in Croce, espressione allo stesso tempo di sofferenza umana ed essere divino, sgorga del sangue che, raggiunta la terra, riemerge sotto l’altare come pozza dorata, realizzata con vetro fuso colorato. Altare, Ambone e Seduta del Celebrante. Oltre la solidità, prima e inconfondibile, appare l’aspetto decorativo: scarno ma di grande pregnanza teologale. Non vi sono infatti ornamenti, aggiuntivi o narrativi, piuttosto implosi in un loro sopranaturale simbolismo (sigla di tutta l’arte di Savelli) dove la massa della materia è risolta spiritualmente, pur non snaturata, da velature di marmo, come l’ ”ecce Homo deus”. E la parte fisica rimane.

La Sede del Celebrante ha una base in marmo e lo schienale di vetro decorato. Il Fonte Battesimale, liturgicamente, è stato impostato secondo due importanti caratteristiche: la visibilità-contigua (l’annuncio) e il segno dell’acqua, nel più ampio contesto giovanneo: la vita, lo Spirito, la sacramentalità diretta del Cristo: “… chi ha sete venga a Me e beva…”, addirittura nelle due versioni consentite: l’immersione e l’infusione. E ancora l’esplicitarsi dei segni: l’Agnello pasquale dell’Apocalisse, l’immagine finale e decisiva della “storia della salvezza”. L’Acquasantiera, anch’essa in marmo, raffigura le mani di Maria protese verso il Cristo. La scultura con Maria, Madre di Dio è invece scolpita con un gioco di trasparenze per cui dal petto si effonde l’immagine di luce del Figlio. La vetrata decorata sopra l’Ambone all’interno dell’aula, invece, rappresenta Maria nell’atto di indicare il Figlio crocifisso.

Per una più approfondita descrizione delle opere d’arte si rimanda alle foto delle bozze preparatorie predisposte da Enrico Savelli.

 

Aspetti funzionali

Il complesso edilizio si sviluppa principalmente lungo l’asse est-ovest. Ai due estremi dell’area sono ubicati i due fulcri principali per la collettività: da una parte la chiesa, dall’altra la sala polivalente. Tra questi due elementi si situano a cerniera le aule per il ministero pastorale e la casa canonica. Per facilitare l’accessibilità ai vari ambienti e limitare lo sviluppo in altezza del complesso si è scelto di ubicare al piano terreno tutti i locali fruibili dal pubblico, mentre al primo piano è posta soltanto la casa canonica. Attraverso tale scelta si garantisce anche una perfetta accessibilità anche da parte di persone diversamente abili.

Gli ambienti sono tra loro strettamente interconnessi così da facilitare gli scambi tra le aule, la sala polivalente e la chiesa. Quest’ultima, come detto, si compone di tre elementi incastonati l’uno dentro l’altro: il campanile, la cappella, l’aula principale. Dall’uscita tergale dell’aula principale si accede direttamente alla sagrestia e, da lì, agli altri vani di servizio quali un ufficio, l’archivio, il magazzino, il locale per il fiorista e un servzio igienico, aventi, ad ogni modo, un accesso esterno a sè. In adiacenza a tali vani si è ricavata inoltre un’autorimessa per il parroco, con ingresso dal parcheggio di via Don Minzoni.

Alle aule per il ministero pastorale si accede invece dal parcheggio di via del Pino. Esse si sviluppano attorno ad un percorso chiuso così da ricavare al proprio interno un chiostro all’aperto, spazio per il gioco e la contemplazione. Le aule sono inoltre separate da pareti mobili tali da permettere una facile adattabilità alle esigenze più varie. Il loro modulo, di 7 x 4 metri, permette che si ricavino locali più ampi (di 7 x 8 e 7 x 12 metri) attraverso una rimozione di tali divisori. All’esterno sono state ricavate due zone verdi per il gioco, private e interamente recintate.

La sala polivalente è accessibile dal parcheggio di via Don Minzoni e dalla strada di nuova realizzazione. La sala è completamente libera da pilastri in modo da garantirne la totale versatilità. Sono stati inoltre previsti locali di servizio quali la cucina, il magazzino, gli spogliatoi per il personale ed i servizi igienici. Dalla sala si accede anche ad un ampio lastrico solare all’esterno, posto al primo piano, per manifestazioni all’aperto di vario tipo.

Al primo piano infine si trovano, ciascuno con ingresso indipendente, la casa canonica e un appartamento sussidiario. Quest’ultimo si compone di cucina e soggiorno-pranzo, due camere, lavanderia, bagno e ripostiglio. La casa canonica ospita invece la cucina, un grande soggiorno, una lavanderia, un bagno, un ripostiglio, uno studio con bagno e tre camere con bagno per altrettanti parroci più una camera per gli ospiti. All’esterno è presente un loggiato.

Chiesa, locali per il ministero pastorale, sala polivalente e casa canonica sono progettati in modo da essere del tutto indipendenti tra loro.

 

Aspetti tecnologici

Durabilità dei materiali, costi di gestione, comfort ambientale e sostenibilità sono aspetti imprescindibili per l’architettura contemporanea considerati nel progetto.

I materiali impiegati all’esterno sono essenzialmente rivestimenti lapidei in facciata continua (per locali per il ministero pastorale e casa canonica), rivestimenti in aluzinc a fasce orizzontali unite per aggraffatura (per la sala polivalente e parte della cappella) e cemento armato intonacato, tali da garantire la necessaria durabilità. Si privilegeranno soluzioni ad alta efficienza energetica (pavimento o pareti radianti), con pacchetti di coibentazione elevati sotto l’ aspetto termico e acustico, tramite utilizzo di materiali quanto più possibile naturali e anallergici. Data la recente realizzazione di una rete di teleriscaldamento che lambisce il confine est del resede, si ritiene di collegarsi ad essa sia per l’impianto di riscaldamento sia per quello di raffrescamento estivo, tramite anche l’allaccio ad una vicina zona tecnica già predisposta per l’ubicazione dello scambiatore, quindi all’esterno del resede pertinenziale, con evidenti vantaggi funzionali, estetici ed economici. È stato inoltre studiato un sistema di ventilazione naturale, che sfrutta le aperture su fronti contrapposti e quelle in copertura, per ottimizzare la climatizzazione estiva e ridurne i costi.

La struttura portante della chiesa e della sala sarà realizzata con un setto pieno di cemento armato che garantirà allo stesso tempo la necessaria resistenza ai carichi verticali e orizzontali e travi di legno lamellare in copertura, mentre le aule e la casa canonica saranno realizzate con il sistema classico a telaio in cemento armato e solai parzialmente prefabbricati.

Sotto l’aspetto illuminotecnico verrà effettuato un apposito studio per la valorizzazione notturna degli involucri edilizi e la segnalazione dei percorsi, nonchè per l’illuminazione dei locali, privilegiando tecnologie a basso consumo. La forma, la struttura piena in cemento armato e la massiccia presenza di legno all’interno dell’aula principale e della sala polivalente garantiranno il corretto comfort acustico. Si prevede inoltre il cablaggio dei locali parrocchiali e della casa canonica, nonchè applicazioni di domotica per la programmazione dell’illuminazione e del condizionamento dei locali. Un sistema di raccolta delle acque piovane ne permetterà il recupero al fine di irrigare gli spazi verdi. La copertura della casa canonica è realizzata con tetto verde a “sedum”, tale da garantire alte prestazioni in termini di isolamento e un gradevole impatto visivo. Le terre di scavo saranno integralmente reimpiegate per le sistemazioni esterne.